L’animazione non è solo per bambini: Ralph Bakshi e co.

da | Gen 19, 2022 | Storie

Al giorno d’oggi capita ancora spesso che i prodotti animati vengano classificati come materiale per bambini. Da un lato è un pensiero comprensibile, visto che sono loro la fetta maggiore del pubblico di riferimento. Ma questo fare di tutta l’erba un fascio frena molte persone dalla visione di film animati, e quindi finiscono per perdersi anche delle piccole perle pensate per un pubblico adulto. Ralph Bakshi, Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Marjane Satrapi sono alcuni dei tanti registi che realizzano storie mature. Ma cosa si intende con film animati per adulti?

Parlo di film concepiti per un pubblico adulto, ma anche per ragazzi vicini alla soglia della maturità che sono ormai in grado di vedere oltre l’apparenza delle cose.

Questa categoria è spesso concepita dal pubblico come pellicole con contenuti erotici, volgari e violenti, ed in parte è vero. Ci sono alcune pellicole che cercano di portare questi fattori all’estremo, in modo da suscitare emozioni forti nello spettatore. Recentemente abbiamo avuto Sausage Party e il film South Park come esempi di cartoon vietati ai minori. 

Ma vi siete mai chiesti quale fu il primo disegno animato creato per un pubblico esclusivamente adulto? A inaugurare questo filone dell’animazione per adulti fu il regista Ralph Bakshi, che con la sua opera prima Fritz il gatto, (non tutta farina del suo sacco, perché Fritz è una creazione del fumettista underground Robert Crumb), racconta tramite degli animali antropomorfi, gli Stati Uniti degli anni ‘60, l’America dell’amore libertino, delle droghe allucinogene e dei poliziotti dalla mano pesante. Nel 1972 questo film fece scalpore, portando poi Ralph Bakshi a creare altre opere negli anni come Wizzard (1977)Coonskin (1975)Fire and Ice – Fuoco e ghiaccio (1983), e la prima trasposizione de Il Signore degli Anelli (1978).

L’animazione per adulti non sono soltanto pellicole con degli argomenti portati all’estremo, a volte sono opere sperimentali coraggiose, come il lungometraggio britannico-polacco candidato agli Academy Awards Loving Vincent (2017), che si prefigge di raccontare della prematura scomparsa di Van Gogh quasi come se fosse un racconto giallo. Il tutto è arricchito da splendidi pitture su tela, poi conseguentemente animate, create da centoventicinque talentuosi artisti provenienti da ogni parte del mondo, che tramite la tecnica del rotoscopio, rendono ogni istante di questo film come uno dei quadri del celebre pittore olandese.

L’animazione può essere anche usata per trattare tematiche più serie e mostrare uno spaccato di quello che succede intorno a noi. Un esempio è Persepolis, film francese del 2007 e candidato Premio Oscar, narrante la storia autobiografica della regista Marjane Satrapi, che ci racconta con i suoi occhi la sua crescita in Iran, prima e durante la presa di potere dei fondamentalisti islamici e dello scoppio della guerra tra Iran e Iraq.

Questi sono solo alcuni dei prodotti animati del panorama occidentale, basterebbe infatti spostare il nostro sguardo verso oriente per ritrovarci in un ambiente molto più ricco di film maturi, ad esempio il famoso Studio Ghibli. Non posso non citare due pellicole dei registi fondatori: Isao Takahata e Hayao Miyazaki.

Il primo ha diretto il capolavoro Una tomba per le lucciole, (1988) che racconta la storia di due piccoli fratelli che cercano di vivere in Giappone durante la fine della Seconda Guerra Mondiale. La storia ha un taglio molto realistico e mostra lo strazio di un paese dilaniato dalla guerra. In netto contrasto invece con ciò che si vive in quella che doveva essere l’ultima opera di fine carriera di Hayao Miyazaki, di Si alza il vento, in cui narra un’altra visione di quel conflitto mondiale. Quest’opera del 2013 parla della vita e dell’amore di Jiro Horikoshi, grandissimo progettista di aeroplani, e di come bisogna sempre continuare a vivere nonostante tutte le difficoltà. La vicenda è raccontata con un’immensa delicatezza e ci dona anche delle meravigliose scene oniriche dal gusto puramente felliniano.

In conclusione. Non bisognerebbe guardare al disegno animato come un genere, bensì come quello che effettivamente è: una tecnica. Una tecnica che ti permette di parlare di tutto, che non ti vincola e che anzi può attirare l’attenzione di grandi e piccoli e portare le storie e la fantasia in lidi che ancora non sapevamo di voler scoprire.

FONTI
Wired 
Film.IT
DeAbyDay
Wikipedia IIIIIIIVVVI
La Repubblica
Lega Nerd

IMMAGINE
Fritz the cat © 1972/Ralph Bakshi/Fritz Productions/Aurica Finance Company/Krantz Films 
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Sull’autore
Dopo essersi diplomato in Design e Disegno Industriale presso il Liceo Artistico P. Petrocchi di Quarrata, ed essendo lui un grande amante delle storie e del disegno, sceglie di seguire le sue passioni artistiche, completa il triennio del corso di Animazione Tradizionale presso la TheSign - Comics & Arts Academy di Firenze. Lì, sotto l’occhio vigile di veterani del settore, ha lavorato al suo primo corto animato: Spectrum. Successivamente si è occupato delle parti animate del cortometraggio studentesco Tornando a casa di Jacopo Lazzaro. Attualmente lavora come animatore per diversi progetti sia di carattere cinematografico che videoludico.
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