Pinocchio // L’arte di del Toro

da | Dic 15, 2022 | Film

Dopo un passaggio al cinema rapido (sarebbe bello diventasse prassi per i lavori pensati direct to streaming): Pinocchio di Guillermo del Toro, è approdato finalmente su Netflix. Un racconto lungo ma di cui non si sente minimamente il peso grazie alla qualità della stop-motion e alla scenografia e al calibrato ritmo. Una vera gemma cinematografica in questo 2022 prossimo alla conclusione.

Guillermo del Toro prende il romanzo di Carlo Collodi e con un evidente rispetto lo fa suo.

Ambientato durante il fascismo, il Pinocchio del regista messicano (coadiuvato da Mark Gustafson alla regia) fa riaffiorare personaggi e temi del classico della letteratura italiana di fine Ottocento riuscendo efficacemente a renderli totalmente suoi. Ecco, quindi, che ad alcuni personaggi se ne sostituiscono altri o se ne fanno sapienti crasi. Luoghi e situazioni variano. Infatti non è così difficile riconoscere alcuni luoghi simbolo del romanzo originale, ripresentati sotto nuove forme.    

Pinocchio è un lungometraggio che cattura per la sinuosa forza del racconto, che dall’inizio alla fine serpeggia davanti ai nostri occhi, ora mostrandosi con forza dirompente nei momenti di maggior conflitto, ora proponendosi in modo più delicato ma sempre con la voglia di tenere alta l’attenzione del pubblico; un pubblico di tutte le età.

Qui Guillermo del Toro & Co. fanno centro in pieno. Pinocchio, oltre a mostrare anche ai più giovani i piccoli e grandi mutamenti, cortocircuiti, annichilimenti che una dittatura come quella fascista porta con sé, non edulcora la violenza né il dolore, anzi, in più occasioni li spiattella davanti ai nostri occhi, anche in maniera improvvisa. Grande attenzione è posta anche al tema del lutto, e quindi importante è il tema della morte che vediamo presente fin dalle primissime battute e poi riproposto via via, sempre con maggior attenzione nei tanto brevi quanto pregni dialoghi fra Pinocchio e Morte (una bellissima sfinge Blu) ma anche in altri frangenti. La morte e il dolore sono fra i grandi protagonisti di questa piccola perla e la maestria di Del Toro sta nel mostrarli, sì con evidenza, ma allo stesso tempo con garbo, perché sono temi delicati per un pubblico giovanissimo.

Tematica importante è sicuramente il Fascismo. Come si parla (anche) ad un bambino di un regime totalitario che ha annientato qualsivoglia opposizione, contribuito ad uno sterminio di massa, e incasellato milioni di persone in un monolitico sistema di cosiddetti valori? Indorando la pillola quel tanto basta per far capire i più piccoli senza sconvolgerli, ed elevare così il giovane burattino a eroe, rappresentante della libertà e della sovversione. Il Podestà lo definirà appunto “libero pensatore”. Il protagonista però non si limita ad essere unico soggetto di opposizione ad un poter coercitivo, ma nel corso della storia infonde anche ad altri questo senso di giusta ribellione in una costruzione narrativa e scenica veramente encomiabile.

Qualche parola, quindi, su ciò che ha reso visivamente meraviglioso questo film: il comparto tecnico artistico. Chi ha lavorato a Pinocchio è giustamente omaggiato (nei titoli di coda ancor prima del cast vocale). Tutto ciò che viene mostrato, funziona a meraviglia: la stop-motion è stupenda e fluida, i personaggi sono stati realizzati al meglio e le creature favolose (che tanto Del Toro ama) sono di un fascino innegabile. L’Italia è ricca di particolari, gli scenari sono molto ben curati e in alcuni casi sembrano davvero dei bellissimi dipinti paesaggistici. Tutto è predisposto al meglio perché la storia faccia breccia nel pubblico e il risultato è stato raggiunto appieno.

La regia di Del Toro e Gustafson è incisiva e magistrale, infondendo una grande attenzione al ritmo della storia e al saper cosa e come mostrarlo. Un merito va anche al montaggio di Ken Shretzman e alla fotografia di Frank Passingham. Fra i momenti più esplosivi di questa collaborazione merita una menzione speciale la creazione di Pinocchio. Dall’abbattimento del pino marittimo fino all’assemblaggio del burattino, si può ammirare una delle sequenze più dure e violente dell’intera pellicola. Perfezione senza mezzi termini. La partecipazione di un cast stellare aggiunge valore all’intera opera: Ewan McGregor, David Bradley, Burn Gorman, Ron Perlman, John Turturro, Finn Wolfhard, Cate Blanchett, Tim Blake Nelson, Christoph Waltz, Tilda Swinton.

In conclusione, Pinocchio di Guillermo del Toro cattura e continuerà sicuramente a catturare qualora si volesse rivederlo. Tanti sono i temi trattati e il modo in cui questi vengono presentati. Molto del merito va alla decisione di Del Toro di aver voluto raccontare il suo Pinocchio grazie al medium dell’animazione (che non è un genere, come tiene giustamente a ribadire il regista messicano) e in particolare alla stop-motion. Personalmente uno dei migliori adattamenti (se non anche il migliore) de Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino.

FONTI
Wikipedia

IMMAGINE
Pinocchio, ©2022/Mark Gustafson/Guillermo del Toro/Netflix Animation/The Jim Henson Company/ShadowMachine/Double Dare You!

SCHEDA TECNICA
2022, Stati Uniti d’America
Netflix Animation, The Jim Henson Company, ShadowMachine, Double Dare You!
Guillermo del Toro, Mark Gustafson
117 minuti
Fantastico – Drammatico – Commedia
Disponibile su Netflix
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Sull’autore
La passione per il cinema e il teatro, lo porta ad iscriversi al DAMS di Bologna e a laurearsi in Scienze dello Spettacolo e Produzione multimediale, con una tesi sull’animazione “ambientalista”, a Padova in magistrale. Visto l’amore per i cartoni animati e non essendo dotato di chissà quali attitudini per realizzare animazioni, da qualche anno preferisce parlarne, scrivendo a ruota libera sul suo sito personale: Cartoons’ Café firmandosi Barista Animato. Da un po’ di tempo, scrive anche per altri siti perché, con incredibile supponenza, spera di poter far capire la bellezza del mondo animato divulgando storia, opere e persone che fanno grande questo vasto e spesso sottovalutato mondo.
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